Orientale, ma dietro l’angolo: il fascino “irraggiungibile” del Castello di Sammezzano

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Provate ad immaginare di sedervi su un tappeto orientale, chiudete gli occhi e improvvisamente sentite la fantastica emozione di sentirvi sollevati dal suolo. Il volo della vostra fantasia non richiede migliaia e migliaia di chilometri perché l’incredibile destinazione non è così lontana.

Ma a dispetto della facilità di arrivarci (la meta è in Toscana, poco distante dall’uscita autostradale Incisa-Reggello sulla A1) c’è l’impossibilità di accedervi.

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L’incredibile maniero – obiettivo di una serie di iniziative volte al suo recupero e a destinarlo a finalità museali – è chiuso. Piombato in una procedura esecutiva poi sospesa, è di proprietà di una società fiduciaria a capitale prevalentemente britannico (la Sommezzano Castle Srl) che nel 1999 ha acquisito la tenuta. A nulla sono valsi gli sforzi del Comitato FPXA, che per anni ha inseguito il sogno che il castello diventasse un museo, e quelli del Movimento Save Sammezzano, il tentativo di crowdfunding e l’appello dell’Università di Firenze: le 365 stanze – una per ogni giorno dell’anno – volute da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona continuano ad essere inaccessibili.

Il marchese Panciatichi, architetto ed ingegnere, botanico e imprenditore, e mille altre cose ancora (tra cui politico a Rignano sull’Arno, città destinata ad esser nota per ben altri rappresentanti locali), ereditò questo castello e in circa quarant’anni di lavori dal 1853 al 1889 realizzò il più importante esempio di architettura orientalista in Italia.

L’opera architettonica, unica nel suo genere, fu arricchita di mattoni, stucchi e piastrelle preparate in loco con mano d’opera del posto adeguatamente formata e specializzata.

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L’edificio, saccheggiato dai Nazisti che portarono via statue e fontane e adibito nel dopoguerra ad albergo di lusso fino al 1999, è stato ambientazione d’interni per il film di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti – Tale of Tales” uscito nelle sale cinematografiche nel 2015.

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Il 29 gennaio scorso il programma televisivo Tagadà – in onda su La7 – ha dedicato un interessante servizio su questo “caso” e ha raccolto la sempre interessante e qualificatissima opinione di Philippe Daverio nel video riprodotto qui di seguito.

Adesso è in corso la raccolta di fondi per la costituzione di un Ente giuridico per la tutela e la fruibilità pubblica di Sammezzano, mentre il Castello è in classifica per guadagnarsi dal Fondo Ambiente Italiano FAI una posizione nei “luoghi del cuore”: chi vuole contribuire all’operazione di salvataggio può esprimere il suo voto anche online.

Le immagini di questa meraviglia riescono meglio di qualunque descrizione a dare idea di un gioiello che merita la nostra attenzione e il più rapido recupero.

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Umberto

 

Un pensiero su “Orientale, ma dietro l’angolo: il fascino “irraggiungibile” del Castello di Sammezzano

  1. grazie per le informazioni e per foto e video davvero interessanti!
    speriamo che il castello apra al pubblico il prima possibile!
    Valeria

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