Il fascino irresistibile di una Bianchina Trasformabile del 1960

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Il suo nome è inossidabilmente abbinato ad un’opera cinematografica, ma l’accostamento è a dir poco impietoso, visto che la Bianchina è considerata lo sfigato mezzo di trasporto della famiglia del ragionier Ugo Fantozzi.

La vettura – in realtà – nasce come la versione “di lusso” della Fiat 500, di cui utilizzava lo chassis e la meccanica e rispetto alla quale costava approssimativamente il 15% in più andando a finire di listino a quota 565mila lire.

Il modello che ne ha inaugurato la serie non è stato quello “berlina” guidato da Paolo Villaggio nei suoi film, ma la molto più aggraziata “trasformabile” caratterizzata da tante cromature, le “pinne” posteriori e il tetto apribile in tela che arrivava fino al cofano motore.

E’ stata una delle prime auto per le quali è stata previsto un acquisto rateale che la SAVA prevedeva fino a 30 mensilità.

bianchina_03

L’immagine riprodotta qui sopra ritrae visibilmente sorridenti e soddisfatti, Agnelli, Pirelli, Bianchi e Vittorio Valletta (all’epoca presidente della Fiat), con la neonata Bianchina.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - stato originale

L’esemplare di questa storia nasce azzurro con i montanti neri ed è stato “pescato” in Abruzzo, dalle parti di Sulmona, dopo una lunga ricerca in Internet alla caccia di un veicolo restaurabile senza sforzi titanici.

L’auto era stata dichiarata un po’ troppo generosamente “pronta alla guida”, ma sostanzialmente meritava interesse perché effettivamente completa anche se bisognosa di una “risistemata”.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - stato originale

Andata a buon fine la trattativa (il venditore non ha ceduto sul prezzo, ma ha portato l’auto a Roma), è iniziata la delicata fase del restauro.

In primo luogo gli specialisti della Carrozzeria Verginelli hanno proceduto allo smantellamento, così da mettere a nudo il giocattolo appena arrivato.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - inizio lavori

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - pulizia vano motore

L’operazione è stata abbastanza dolorosa (soprattutto per il portafogli) ma tutto sommato ammortizzata nel vedere effettivamente “trasformabile” la piccola utilitaria.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - preparazione verniciatura

Tirati via l’allestimento interno ed il motore, è iniziata la verifica della solidità strutturale e i primi pezzi a saltare sono stati i “fondi” dell’abitacolo che, se non sostituiti, erano destinati ad essere “forati” e a trasformare la Bianchina nell’auto degli “Antenati” con conducente e passeggeri a spingere con i piedi a terra per garantire la locomozione…

L’intero veicolo è stato sottoposto ad una sorta di intervento chirurgico ed ortopedico che ne ha mutato radicalmente l’aspetto.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - prima fase verniciatura

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - prima fase verniciatura

Tanto per cominciare – con l’incredulità dei carrozzieri, poi diventati complici irrefrenabili – è stata scelta una livrea decisamente non convenzionale. Approfittando della sagoma laterale si è optato per qualcosa che richiamasse il look di una delle decappottabili che hanno fatto la storia a quattro ruote: ci si è ispirati così alla Corvette C1 e si è scelto di fare un inserto di un altro sulla fiancata.

La tinta selezionata è stato un rosa pazzesco, riservando il bianco all’inserto laterale e ai montanti del tetto.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - terza fase verniciatura

Naturalmente – per fare pendent – anche l’interno è stato realizzato in maniera …conforme al pantone prescelto. Il lavoro fatto da Sandro Gattarelli, tappezziere di grande capacità e di ancor maggiore pazienza, ha reso magica la vettura contribuendo a trasformarla in una sorta di bonbon capace di ingolosire chiunque. La capote bianca rappresenta un particolare che arricchisce l’eleganza di questa stravagante auto aperta, che – nella sua versione non così colorata – è stata prodotta dal 1957 al 1962.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - allestimento

Le cromature hanno conosciuto la loro nuova vita grazie al lavoro della Officina Galvanica Vu.Effe.Gi., che in maniera davvero meticolosa hanno saputo ridare brillantezza ad ogni piccolo dettaglio, ben sapendo che una “macchinina” del genere doveva essere rifinita in ogni suo minimo particolare.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - allestimento

Il tocco finale è l’etichetta metallica che rende unica questa Bianchina: questa sorta di esemplare unico è stato battezzato “Teresina” in onore alla sua proprietaria e la scritta – rigorosamente allineata alla grafica del marchio Autobianchi – è stata opera di Carmine e Giampiero Liberati, artisti della meccanica di precisione che si sono prestati a partecipare a questo gioco straordinario.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - applicazione della scritta preparata da Carmine e Giampiero Liberati

Il risultato è sorprendente, anche se qualche “purista” è pronto a rabbrividire per una bizzarra infrazione all’ortodossia che deve essere rispettata nel restauro di un’auto d’epoca.

Autobianchi Bianchina Trasformabile - 1960 - "Teresina" - LOVE

Ma questa bambina di 56 anni ha mantenuto la vivacità di chi l’ha progettata e forse è stata proprio “lei” a pretendere una verniciatura che la rendesse ancor più indistinguibile.

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail
 

Umberto

 

8 pensieri su “Il fascino irresistibile di una Bianchina Trasformabile del 1960

  1. ne ho consumato 2 in più una panoramica, facendo migliaia di Km, dando su e giù da Sassuolo Avellino, e andato anche Catania, per lavoro mi facevano 150000 km prima di cambiarla

  2. Il colore è certo inconsueto, ma il risultato è straordinario.
    Sono un collezionista alla continua ricerca di pezzi “non ordinari” e vorrei sapere se è possibile avere gli indirizzi di questi artigiani.
    Grazie
    Antonio

  3. A parte il commento del purista con la puzza sotto al naso, e a volte per certe auto e moto lo sono, credo che sia invece una idea interessante; primo, perché è fatta con, non dico gusto perché è opinabile, ma con garbo cromatico; secondo e più importante, perché dimostra che questi oggetti non sono antiquariato per persone strane, ma strumenti ancora vivissimi. Estendendo il ragionamento si può arrivare a chiederci perché noi ci si rivolge a quegli oggetti, diversamente da quanto facevano i nostri padri, che non si rivolgevano agli oggetti della loro gioventù, non perché non esistessero o non fossero belli, ma perché quelli a loro coevi li rappresentavano di più; ma qui il discorso è lungo …

  4. Da persona eclettica, non finirai mai di stupirci. È interessante anche il racconto, per me inusuale, del restauro. Come sempre dietro una preziosità si cela il lavoro di tanti bravi artigiani.
    Complimenti!
    Mimmo

  5. a parte i complimenti per la Bianchina e per il post del blog, che sono d’obbligo, si possono avere gli indirizzi degli specialisti che hanno realizzato questo gioiello?
    MB

  6. Ho avuto il privilegio di vederla! È una meraviglia .. ho sempre sognato un Cadillac Rosa, ma devo ammettere che sarebbe fuori tempo e fuori tutto … anche fuori budget !! La bianchina che hai realizzato è senza dubbio una macchina che noi donne possiamo sognare ..
    Chissà quali colori sceglieresti per un uomo?
    Bravo Umberto come sempre perfetto anche nei giocattoli per bambini grandi.!!

Rispondi a Miriam Tomponzi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *